Pokemon Go e la frustrazione globale
Pokemon Go è il fenomeno del momento, nel bene o nel male, ma una cosa bisogna dar merito a questo progetto: ha saputo dare uno scossone a tutto il settore.
Uno scossone talmete forte da far tremale le sedie non solo dei concorrenti ma di tutti gli addetti del settore.
Come nel gioco originale di Niantic, Ingress, oggi la popolazione mondiale è divisa in due macro-fazioni: chi cerca i Pokemon anche mentre guida e chi odia chi cerca i Pokemon mentre guida.
Personalmente rientro in quella piccolissima minoranza di persone che non va pazza per Pokemon Go ma che allo stesso tempo non si sente di demonizzare chi ne ha fatto la propria “ragione di vita“.
Perché è vero che i giocatori accaniti vivono nel loro mondo virtuale, spesso dimenticando pericoli e regole della vita reale, ma non tentanto in alcun modo (se non in rari casi) di “redimere gli infedeli” che non giocano; redenzione che invece sembra essere lo scopo della vita di molti non-giocatori, pronti a postare, twittare, condividere ogni sorta di immagine denigratoria, fumetto e video parodia.
Un fenomeno sociale
Nella società attuale il “vivi e lascia vivere” non sembra esistere più, e lo standard sociale viene dettato dalla maggioranza e non dal buon senso, questo fa sì che alcuni si sentano perfetti e al di sopra di qualsiasi critica, anche se poi hanno due account Facebook e Chrome costantemente in navigazione anonima.
Un fenomeno vero, di quelli che non si vedevano da tempo, perché i Pokemon (come Hello Kitty, ecc… ecc…) sono amati indistintamente da grandi e piccini.
Pokemon GO tra poco si troverà di fronte ad un bivio (soprattutto nel nostro Paese), trovare gli spunti per rimanere in alto nei trend topic delle prossime stagioni o finire in parte dimenticata come Ingress, gioco dai cui deriva.
Per il momento ha sicuramente vinto lo scettro di tormentone dell’Estate 2016, un successo così grande e talmente inaspettato da diventare un caso di studio per sociologi ed esperti di marketing.