Nothing Ear (2), la recensione @TheGeekerz
Come promesso, i Nothing Ear (2) dopo aver riprodotto musica per 24 ore di seguito, adesso sono pronti per la recensione qui @TheGeekerz
Nothing Ear (2), suono allo stato dell’arte
Come sempre quando recensisco degli auricolari, la prova si basa sull’ascolto di diversi tipi di musica, della conversazione telefonica e della soppressione del rumore. Per tutto il resto vi rimando all’articolo di qualche giorno fa, che descrive in modo particolare i nuovi Nothing Ear (2). Dopo le famose 24 ore collegate al mio PC in modalità di riproduzione continua di ogni genere musicale in maniera casuale, sono passato alla prova vera e propria. L’ascolto in sequenza ha visto la riproduzione di brani rock, pop, italiana e strumentale. Dagli enormi cataloghi YouTube Music e Amazon Music, ho selezionato solo pezzi al massimo bitrate e con la qualità HD. Giusto ricordare che i Nothing Ear (2) sono certificati Hi-Res Audio e sono dotati di tecnologia LHDC 5.0 (Low Latency HD Audio Codec), che offre una qualità audio di livello superiore tramite connessione Bluetooth con frequenze fino a 24 bit/192 kHz e velocità fino a 1 Mbps. Inoltre, il nuovo driver personalizzato da 11,6 mm promette (e mantiene) bassi profondi ma mai invadenti al punto tale da coprire le altre frequenze dello spettro sonoro. Una grossa mano la offre la possibilità, ampiamente descritta nell’articolo citato, dell’analisi del nostro udito che, come noto, cambia con l’età, tendendo a perdere la capacità di individuare le note della parte più alta dello spettro. Dopo un’analisi che avviene con l’emissione di rumore bianco nel quale l’utente deve individuare i bip relativi alle diverse gamme di frequenza, si avrà una curva sonora (equalizzazione) personalizzata che rende l’ascolto sensibilmente migliore di quello equalizzato di default.
Prima di iniziare la 24 ore di riproduzione utile allo “sgranchirsi” di tutte le componenti elastiche dei Nothing Ear (2), ho caricato custodia e auricolari al 100%. Vi offro subito il giudizio sull’autonomia della batteria, che la casa dichiara poter raggiungere le 36 ore con ANC disattivato. Durante la prova, gli auricolari hanno avuto necessità di essere ricaricati cinque volte; sottraendo i tempi di ricarica dentro la custodia, comunque brevi grazie alla ricarica rapida, e della custodia stessa, siamo a circa 30 ore di autonomia, un valore leggermente inferiore alle 36 ore dichiarate dalla casa. Si tratta, in ogni caso, di un risultato molto buono, anche se ci sono concorrenti che offrono qualche cosa in più. Il must dei Nothing Ear (2) resta la possibilità della carica wireless, una funzione che manca anche su competitors di prezzo ben maggiore.
Nothing Ear (2), la prova del suono
La prova del suono inizia con alcuni brani rock: Pearl Jam, Clash, Foo Fighters e Police fra gli altri. La tendenza degli auricolari dell’azienda di Carl Pei è quella di enfatizzare i suoni bassi, cosa che con questa tipologia di musica non è certo un aspetto negativo. Rispetto ai Nothing Ear (1) si nota un deciso miglioramento della divisione stereofonica e, qualora si attivi il Dolby Atmos sul dispositivo di riproduzione, una maggior “presenza” di voce e strumenti come chitarra e basso. Molto ben centrate nello stage virtuale le voci di Eddie Vedder e Dave Ghrol, graffianti come solo le voci rock sanno essere. Notevoli le performances del basso/contrabbasso, esaltate dagli arpeggi di Sting in Wrapped around your finger. Non ci sono code fastidiose e la morbidezza dello strumento esalta il ritmo della canzone, dando l’esatta percezione del tempo di esecuzione. Ma, se è il caso, diventa “cattivo” e vibrante come in Rocket Queen dei Guns N’ Roses.
Passando al pop, e mantenendo la curva di equalizzazione personalizzata, sono le voci, soprattutto quelle femminili, a prendersi letteralmente la scena. In particolare quella di Sia in Survived, esaltata dal particolare modo di cantare della cantante australiana che, lo ricordo, ha studiato canto anche in Italia. Chi la conosce bene riuscirà a capire cosa intendo. La magia si raggiunge con la voce di Adele della quale, evidentemente, la componentistica dei Nothing Ear (2) è perdutamente innamorata, vista l’alta qualità con la quale la riproduce. In alcuni brani, come Someone like you, Easy on me e Water under the bridge sembra quasi che la cantante inglese sia seduta di fronte a noi. Il ridotto utilizzo di strumenti elettrici esalta non poco le capacità vocali di Adele, che gli auricolari restituiscono con dovizia di particolari, tanto che in alcuni passaggi si riesce persino a cogliere il particolare accento londinese della cantante. La prova è proseguita con brani di Cranberries, Swing out Sister e Madonna e tutti mi hanno restituito la stessa sensazione, confermandomi la predilizione degli Ear (2) per questo genere musicale. Anche l’ascolto di musica italiana ha sortito gli stessi risultati, soprattutto con canzoni di Alice, Giorgia, Elisa e Mia Martini, la cui particolare voce riempie tutto lo spazio virtuale fra le orecchie.
I brani strumentali provati sono stati di Yanni, Alan Parson Project e Mike Oldfield. In tutti si nota l’estrema precisione del posizionamento degli strumenti sul palco, segno che in questo ambito i Nothing Ear (2) sono migliorati notevolmente. Al di là dei pezzi specifici, si nota in tutte le riproduzioni, una maggior pulizia rispetto al modello precedente, con una qualità audio molto vicina a quella Hi-Fi: tutto merito della certificazione Hi-Res e del nuovo codec LHDC 5.0. Sintetizzatori e tastiere sembrano quasi uscire dallo spazio fisico della nostra testa per allargarsi nello spazio circostante, mente i pieni orchestrali delle interpretazioni di Yanni dal vivo mi hanno riportato dritto al 2009 quando, dentro il Radio City Music Hall di New York, ebbi l’opportunità di assistere a due concerti dell’artista greco/americano seduto in prima fila.
Nothing Ear (2), la prova del silenzio
Il sistema di cancellazione automatica del rumore ANC, è decisamente migliorato rispetto al primo modello. Di default si possono scegliere tre diversi livelli di intervento (Alto/Medio/Basso) ma non è tutto. Si può, infatti, scegliere il profilo “adattativo” e lasciar fare agli auricolari che regolano l’intervento dell’ANC in base al contesto. Ma la vera novità riguardante l’ANC, prevede una ulteriore modalità personalizzata, che si ottiene con un’analisi del rumore dell’ambiente circostante. Una volta terminata l’analisi, i Nothing Ear (2) selezioneranno il livello di riduzione ottenuto.
Nella pratica, l’intervento dell’ANC permette di eliminare la maggior parte dei rumori, anche quelli più intensi. Solo vicino a fonti di rumore “importanti” come metropolitana o treni, l’intervento non riesce ad eliminarle del tutto. Nella modalità “trasparenza” che, stranamente, vista la pletora di funzioni personalizzabili dall’applicazione Nothing X, decisamente migliorata, offre solo una modalità, si riescono a percepire bene i rumori dell’ambiente circostante anche se, quando l’interlocutore ci si rivolge a voce bassa, difficilmente si riesce a capire tutto, almeno nel mio caso. In ogni caso, una funzione ANC migliorata, e decisamente più personalizzabile, rispetto ai Nothing Ear (1).
Nothing Ear (2), la prova della voce
I Nothing Ear (2) sono dotati della tecnologia Dual Connection per facilitare il passaggio da un dispositivo all’altro e della tecnologia Clear Voice migliorata, a prova di vento e di ambienti affollati. Questo vuol dire che, grazie anche alla connessione Bluetooth 5.3, gli auricolari possono essere collegati a due dispositivi contemporaneamente e tale modalità si può gestire direttamente dall’applicazione.
Non ho avuto nessun tipo di problema durante le chiamate. La mia voce e quella del mio interlocutore correvano nell’etere in modo chiaro, senza echi o ritorni fastidiosi e per nulla disturbate dal rumore ambientale, segno di un ottimo lavoro da parte dei microfoni che, rispetto al modello precedente, sono stati migliorati e spostati in posizioni più favorevoli.
Nothing Ear (2), la prova dei controlli
Rispetto al primo modello, c’è una novità che non mi trova particolarmente entusiasta, soprattutto dopo averla provata sui Nothing Ear (stick). I “tocchi” sugli auricolari che servivano per gestire i brani e le chiamate non ci sono più. Al loro posto, come si vede dalla foto, sul gambo ci sono due piccoli pulsanti cliccabili che, proprio per la posizione e le dimensioni, sono difficilissimi da azionare. E lo dico dopo aver provato con calma, seduto sul mio divano; figuriamoci se ci si trova per strada, in metro o in qualunque altra situazione di confusione. Oltretutto, il feedback sonoro e tattile è assolutamente insufficiente per cui non si sa mai cosa si sta facendo realmente. Sono certo che, come è capitato a me, vi troverete a mettere in pause/play lo stesso brano una decina di volte prima di decidere, con una certa quantità di “santi del calendario” a farvi compagnia, di prendere lo smartphone e comandare il tutto da li. Inoltre, per completare il quadro, è sparita la possibilità di regolare il volume con uno slide alto/basso sullo stelo degli auricolari, costringendo ad estrarre il telefono dalla tasca per azionare i pulsanti relativi. Davvero un peccato questa scelta Mr. Pei.
Nothing Ear (2), considerazioni finali
Pur essendo passato meno di un anno dalla presentazione del modello precedente, questi Nothing Ear (2), pur mantenendo un’impostazione stilistica e di design che rende difficile riconoscerli dagli Ear (1) ad una prima occhiata, portano con se tante e tali novità da poter ampiamente giustificare l’incipit di “evoluzione della specie” che ho utilizzato nell’articolo di presentazione. Evidentemente in casa Nothing gli ingegneri hanno fatto tesoro dell’esperienza e del feedback per migliorare tutti quegli aspetti del primo modello non convincenti al 100%, compresa la qualità della plastica della custodia, decisamente migliorata. La riproduzione del suono è un salto in avanti notevole, sia in termini di qualità che di personalizzazione, con i must dell’equalizzazione personalizzata con analisi dell’udito e ANC anch’esso molto più fruibile. Il tutto per un prezzo di 149€ che è lo stesso del “vecchio” modello anche se, a dir la verità, i Nothing Ear (1) si trovano on-line a prezzi di poco superiori ai 100€. Promozione totale, quindi, per i nuovi auricolari di Carl Pei, che vi consiglio senza esitazioni soprattutto se, come me, avete la possibilità di “sposarli” al Nothing Phone (1), partner ideale per un matrimonio sonoro destinato a dare un sacco di soddisfazioni.