MWC 2018: l’edizione del “NOTCH” e delle Animoji
Ed eccomi qua, confortato dal pensiero di ulteriori due giorni di ferie, con la neve che imbianca tutto il paesaggio circostante, a cercare di riassumere in poche parole (ma so già che non riuscirò a limitarmi) il MWC 2018. Proviamo e vediamo se sarete d’accordo con me.
MWC 2018 come ti amo, come ti odio caro NOTCH
Tagliamo subito la testa al toro: a mio parere è stata la peggior edizione degli ultimi cinque anni. Lo si è potuto desumere dalle, relative, poche novità (ma questo è un trend già manifestatosi nelle edizioni scorse), dal numero delle presenze che, ad occhio (e non solo), mi è sembrato decisamente inferiore ma, soprattutto, per l’assoluta mancanza di idee dei costruttori. Andiamo con ordine. Palma del migliore, per me, va al Sony Xperia XZ2. Il taglio netto con le linee del passato (ve ne renderete conto con l’imminente recensione del Xperia XZ1 Compact) ha reso il top di gamma giapponese molto più attuale anche se, non poteva che essere così, meno riconoscibile ad una prima occhiata. Ma le caratteristiche, il design, le features lo hanno reso uno dei dispositivi più interessanti dell’intera fiera. E senza, è giusto sottolinearlo, il NOTCH; ma non hanno saputo/potuto resistere alla necessità di inserire la loro versione delle Animoji.
Al secondo posto, ovviamente, ci piazzo il Galaxy S9/S9+, non tanto per meriti effettivi, ma per il fatto che la concorrenza è distante anni luce. E’ chiaro e lampante che questo dispositivo è un modello “temporaneo”, se mi passate il termine, in attesa della versione del decennale. Non tanto per le specifiche tecniche, sempre di altissimo livello, ovviamente, ma perchè si tratta di un semplice face-lifting del precedente Galaxy S8/S8+, praticamente identico a parte la parte posteriore con il nuovo posizionamento del sensore impronte (finalmente). La nuova fotocamera ad apertura variabile, che non è una novità assoluta, è giusto ricordarlo (era già presente su un Nokia di qualche anno fa), si preannuncia, ancora una volta, come la migliore del lotto (ma mi aspetto grandi cose dal Sony). Niete NOTCH anche qui, per fortuna ma, purtroppo, non mancano le Animoji.
Ed il resto? Parafrasando una vecchia canzone del compianto Franco Califano, “tutto il resto è stata noia”. Questa edizione del MWC 2018 ha dimostrato solo una cosa, al netto di quanto scritto per i dispositivi di cui sopra. Gli altri costruttori sanno solo copiare! Ora, prima di scendere nel particolare, è giusto ricordare che lo scopo primario delle aziende è il guadagno, il money, il “vil denaro”. E sono disposte a tutto pur di raggiungere l’obiettivo ma, forse, a Barcellona si è esagerato. Che Apple in fatto di design abbia fatto e faccia tutt’ora tendenza è un fatto che, credo, sia inappuntabile e chiaro come il sole. Non solo nel campo degli smartphone, altrimenti non si spiegherebbe perchè tutti i notebook/laptop usciti negli ultimi anni, assomiglino (stranamente, vero?) ai MacBook Pro e MacBook Air. Ma questa volta si è superato il limite della decenza, e parlare di plagio non mi sembra un esagerazione.
Ricorderete senz’altro le infinite polemiche (e gli altrettanto infiniti processi legali) che hanno caratterizzato la rivalità Samsung ed Apple negli anni passati. Bene, al di là del giudizio finale, è indubbio che il primo iPhone sia stato fonte di ispirazione per tutta la generazione di smartphone Android usciti negli anni seguenti. Forse gli unici che riuscirono a distinguersi dalla massa furono HTC e Motorola (come dimenticare il mitico Milestone), ma il resto… Fortunatamente, a partire dal 2014/15, la produzione Android, soprattutto grazie a Samsung, ha saputo creare una sua strada, sia dal punto di vista della dotazione tecnica che, ancora di più, dal punto di vista stilistico. Ma, dopo questo MWC 2018, siamo precipitati indietro di almeno 6/7 anni.
La storia è nota, ma è buona cosa fare un leggero excursus. L’anno scorso, al momento della presentazione di iPhone X, tutti quanti esclamammo un bel “OOOOOHHHH” di sorpresa di fronte a quello spazio vuoto (che vuoto non è, visti i sensori presenti) che caratterizzava il suo frontale e definito NOTCH. Ma perchè, ma a cosa serve, ma come si utilizza erano le domande che tutti, più o meno, ci ponemmo. Chi usa iPhone X non ha mezzi termini: lo ama alla follia (anche se ci sono persino alcune applicazioni per mimetizzarlo)! Oltretutto, pur parlando sempre di milioni di esemplari, le vendite di iPhone X sarebbero state inferiori alle aspettative, quindi se ne potrebbe dedurre che l’idea, per quanto originale, non è stata universalmente apprezzata.
E invece cosa fanno tutti i principali costruttori di smartphone Android (esclusi i due citati in apertura)? Si buttano a pesce nell’idea, fregandosene altamente che Android non è ottimizzato per il NOTCH (iPhone X nasce per il NOTCH più che con il NOTCH), e via a presentare decine di copie palesi, come già detto, al limite dello spudorato plagio. Con un’eccezione (ma attenzione allo scherzo): quella di Wiko. Il brand francese, per non confondersi nella mischia, ha copiato Essential Phone, originale, vero?
Comico, ancor più che imbarazzante, non credete? Peccato che dietro il lavoro degli ingegneri di Andy Rubin ci sia la ricerca, quanto meno, della miglior ottimizzazione fra l’ingombrante barra delle notifiche di Android e quella, per me, opera di design che è la fotocamera anteriore di Essential Phone che, ricordo, è uscito prima di iPhone X. Sul “nuovo” Wiko View, invece, le notifiche scorrono o sono parzialmente nascoste da quel “buco” in mezzo (e non parlo della famosa caramella alla menta). Stessa cosa dicasi per Ulefone T2 Pro… A già, ma quello è ancora “quasi” un prototipo. In mezzo a centinaia di “obrobriose cinesate” ci sarebbe dovuto stare anche il fantomatico LG G7, esposto secondo il grande “pettegolo” del web allo stand coreano ma che nessuno ha visto; probabilmente abbiamo tutti pensato fosse un iPhone X di qualcuno che lo avesse perso o dimenticato 😀
Il CEO di ASUS, Jerry Shen, durante la presentazione di ZenFone 5, che di iPhone X copia anche la disposizione della doppia fotocamera posteriore (e non abbiamo ancora visto Huawei P20 dal vivo) in verticale, ha detto che non si tratta di aver copiato. Ecco le testuali parole:
“Il NOTCH era già li, pronto. I clienti vogliono il NOTCH e noi glielo abbiamo dato”
Sbagliato, MR. Shen, decisamente un discorso sbagliato! Gli utenti che voglio il NOTCH si comprano iPhone X. Inutile trattarli come se fossero impossibilitati, per qualsivoglia ragione, a acquistarlo e quindi offrirgli la copia a buon (relativo) prezzo. Gli utenti Android, almeno quelli più maturi, non sono fissati su quanto fanno a Cupertino, anzi… Odiano che qualcuno chieda loro se quello che hanno in mano è un iPhone X, magari da gente che non ne capisce nulla di entrambi i dispositivi. Gli utenti Android vogliono distinguersi per la libertà e la versatilità (anche se sempre più in misura minore rispetto agli anni scorsi) che il sistema operativo di Mountain View offre, per la possibilità di “smanettare” sul dispositivo per renderlo il “PROPRIO” dispositivo e per mille altre ragioni per le quali ritengono Android superiore ad iOS. E voi cosa fate cari costruttori? Offrite loro delle squallide copie, evidenziando ancora di più la creatività che sembra esistere solo a Cupertino. Io non sono un ingegnere nè, tanto meno un designer. Ma so cosa voglio dal mio dispositivo e, infatti, mi sono comprato un Essential Phone che, quanto meno, è stato il primo a proporre uno stile ed un design diversi.
Siamo quasi alla fine, tranquilli.
Stendo un pietosissimo velo su Animoji, 3Dmoji, ZenMoji e compagnia bella.
Anche qui non si è saputi andare oltre la copia spudorata. Le differenze sostanziali, a parte i nomi con i quali sono state battezzate dai vari costruttori, sono che, sui nuovi dispositivi Android che le propongono (tutti, praticamente), possono essere scambiate anche fra utenti che posseggono dispositivi diversi. Un gran bel pezzo di innovazione, vero? Così i nostri giovani virgulti (ma anche qualche adulto mai cresciuto) passeranno ancora più tempo isolati dalla realtà, comunicando fra loro come tanti cartoni animati instupiditi. Vorrei usare la definizione più corretta, ma siamo in fascia protetta, per cui riferitevi pure alla seconda animoji a partire da sinistra della foto qui sopra: dice esattamente come la penso.
Il MWC 2018 chiude ufficialmente oggi, anche se, per la pochezza dell’edizione, per me sarebbe già potuto finire lunedì sera dopo il PepCom. A proposito di questo: le difficoltà della rassegna catalana si sono viste proprio al PepCom ed allo ShowStoppers, tradizionale apertura della domenica precedente il MWC. Spazi ridotti, pochi espositori ed una preoccupante, salvo rarissimi casi, carenza di idee.
Inoltre quest’anno non ci hanno dato neanche il mitico zainetto!
E questa, insieme alla neve che ha caratterizzato la tre giorni catalana, è il giusto finale di questo articolo: senza zainetto non poteva essere un’edizione meravigliosa del MWC 2018. Appuntamento alla prossima edizione… Forse!