Huawei FreeBuds 5i, la prova del suono @TheGeekerz

Dopo averli lasciati “sciogliere” con qualche ora di riproduzione continua, gli auricolari Huawei FreeBuds 5i sono pronti alla prova del suono @TheGeekerz.

Huawei FreeBuds 5i, la musica ringrazia

Scrivo questo articolo con ancora nelle orecchie l’eco di tutte le canzoni che ho utilizzato per la “prova del suono”, come a me piace definire il test di questo tipo di dispositivi, degli auricolari Huawei FreeBuds 5i. Ed è un eco celestiale perchè, credetemi, mai più mi sarei aspettato un risultato simile anche se, basta andare a rileggere l’articolo di presentazione di un paio di giorni fa, quando descrivevo l’ascolto delle prime note appena tirati fuori dalla custodia, per scoprire che era stato molto indicativo.

Suono, suono e ancora suono! Ecco come mi sentirei di giudicare la performance dei Huawei FreeBuds 5i. Un’autentica sorpresa con (quasi) tutti i generi musicali che ho scelto per la prova. Merito del driver da 10 mm, merito della certificazione Hi-Res con supporto alla riproduzione a 32 bit, merito del codec LDAC… Forse di tutti questi aspetti insieme, fatto sta che la riproduzione sonora raggiunge picchi di intensità che non ho avuto modo di provare anche con auricolari ben più costosi di questi.

Una volta calzati nelle orecchie, scegliendo attentamente i gommini più idonei (quelli “M” nel mio caso) per sfruttare al massimo il sistema di cancellazione attiva del rumore ANC, ho fatto partire la prima canzone, One degli U2 con la partecipazione della splendida voce di Mary J. Blige. Amo questa canzone, per come le due voci, molto distanti come tonalità, di Bono e Mary, si amalgamano sui tre piani sonori. Bene, con i Huawei FreeBuds 5i, la voce di Mary viene fuori dagli altoparlanti/driver per riversarsi nei canali auricolari con una pulizia eccezionale. Mary è su un immaginario palco virtuale proprio di fronte a me, e la sua voce è circondata dai gorgheggi della chitarra di The Edge e dal ritmo sincopato del basso di Adam Clayton e della batteria di Larry Mullen. Una prestazione da lasciare senza fiato, quasi si stessero usando delle cuffie a padiglioni di ben altro prezzo che non questi FreeBuds 5i da 99€ (79€ per qualche giorno come offerta di lancio).

Mentre Mary e gli U2 lasciano il palco, faccio partire Water Under The Bridge di Adele. È la conferma che questi auricolari prediligono le voci femminili, ed anche Adele sta cantando proprio di fronte a me. Durante l’ascolto mi rendo conto che la gamma media è quella meglio riprodotta, motivo per il quale le voci femminili spiccano maggiormente. Ma, in ogni caso, anche le zone più alte dello spettro sonoro (quelle che viaggiano oltre i 10 mila Hz) sono ben proposte, senza quel fastidioso effetto “ronzio” che ho avuto modo di provare con altri prodotti. Ma attenzione, soprattutto in questa canzone, che come base ritmica sfrutta la cassa ed i timpani della batteria, i bassi ci sono tutti; forse un pelino sotto tono rispetto a medi e alti, ma non è necessariamente una cosa negativa. Ricordo che con gli auricolari in-ear, la distorsione è sempre dietro l’angolo e basta un attimo per rovinare tutto. Per questo motivo mi sento di consigliare l’ascolto con l’equalizzazione predefinita; enfatizzare gli opposti di banda, infatti, non fa che aumentare il rumore percepito e rendere, di fatto, la riproduzione scadente. Fra i pochissimi appunti che mi sento di fare ai Huawei FreeBuds 5i, oltre alla mancanza della ricarica wireless, c’è proprio quello di limitare la regolazione dell’emissione sonora a tre curve pre impostate. Ma, forse, la scelta di progetto è figlia della volontà di offrire la riproduzione alla massima qualità possibile

Passando all’ascolto del sano e puro rock/punk dei Clash, vengono fuori i limiti di questo tipo di auricolari, ed anche i Huawei non possono fare miracoli. Il rock, per essere riprodotto al meglio, ha bisogno di muovere tanta aria, a causa della presenza di basso e batteria che la fanno da padrone.

Tanta aria significa altoparlanti di grosse dimensioni, che questi auricolari, ovviamente, non hanno. Intendiamoci: il suono aspro e graffiante che accompagna la voce roca di Joe Strummer ci sono, ma è come se fossero “piatti”, poco profondi e sembra sempre che manchi qualcosina. Forse è solo una mia sensazione ma, ne sono certo, non sarebbe stato possibile fare meglio.

Dopo l’ascolto di un paio di brani di Yanni, nei quali il suo piano sembra essere sopra la mia scrivania, tanto suona chiaro e “pieno”, sono passato al pezzo forte della mia playlist di prova: il Jazz HI-Fi, con le codifiche migliori ed il bit-rate più alto. Un’esperienza da jazz club! Mancava solo il sapore del whisky e l’odore del fumo dei sigari per essere catapultati in pieno nell’atmosfera tipica di questo tipo di locali. Ottimi il pizzicato del contrabbasso, il frusciare dolce delle spazzole sul rullante e il tintinnare dei piatti. Per non parlare della voce di Ella Fitzgerald e Nina Simone, un miracolo perpetuo di note e sensualità. Forse l’ambito dove i Huawei FreeBuds 5i si sono espressi al meglio.

Il sistema attivo di cancellazione del rumore ANC, settato al massimo, svolge bene il suo lavoro ed i 42 dB di riduzione ci sono tutti anche se, ma sono veramente quisquiglie, il rumore della lavastoviglie qualche volta ha fatto capolino fra i gommini e le mie orecchie durante l’ascolto dei brani. Le ultime annotazioni vanno alla qualità della chiamata e alle gestures di comando. La gestione delle chiamate vocali è ottima, è la telefonata non risente di disturbi legati al rumore esterno, con le voci che si percepiscono chiaramente anche quando si cammina per strada. A questo proposito, ho qualche dubbio sulla modalità “conversazione”, per la quale, pur mantenendo gli auricolari indossati, l’ambiente esterno dovrebbe percepirsi senza problemi. Forse saranno le mie orecchie ma, in più di una situazione, ho preferito toglierli per essere sicuro di sentire ciò che mi stavano dicendo. I gesti per chiamate e riproduzione non creano nessun tipo di problema, a patto di individuare con precisione la zona degli steli più sensibile al tocco.

Arrivati alla fine di questa recensione, o prova del suono che dir si voglia, torno a citare le prime righe con le quali ho aperto l’articolo. L’eco della musica ascoltata è ancora nelle mie orecchie e questo dovrebbe farvi capire che i Huawei FreeBuds 5i sono auricolari che non dovete assolutamente farvi scappare, soprattutto se, come me, non potete vivere senza che la musica accompagni ogni vostro momento della giornata. Un risultato davvero fantastico, decisamente il modo migliore per riprendere in mano un prodotto Huawei dopo tantissimo tempo.

 

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Coordinatore Infermieristico per professione... Blogger per passione. Devo aggiungere altro?

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