Beats Studio Buds, la recensione @TheGeekerz
Sono arrivati in Italia nel Giugno del 2021 e pochi giorni fa sono stati introdotti tre nuovi colori; oggi i Beats Studio Buds sono in prova @TheGeekerz.
Beats Studio Buds, il basso che “pompa”
I Beats Studio Buds che mi sono arrivati qualche giorno fa non sono, purtroppo, quelli Rosa tramonto o Blu oceano appena presentati ma quelli di colore Grigio lunare che compongono il nuovo trittico di colori. Il prezzo, giusto per dare subito l’informazione, è pari a 149,95€, un prezzo leggrmente più alto rispetto ai prodotti di questo stesso livello.
Una volta aperta la scatola, composta per il 92% di materia vegetale, troviamo la custodia che contiene i due auricolari e, sistemati su una basetta di cartoncino, il cavo USB “C” per la ricarica ed i gommini di ricambio. Sono di tre misure, in modo che ognuno possa calzare l’auricolare nell’orecchio nel modo più comodo e confortevole. Purtroppo, a differenza dei miei Nothing Ear (1), non hanno la ricarica wireless, molto comoda. La manovra per inserire nel modo corretto nel canale uditivo i Beats Studio Buds prevede, dopo averli introdotti nelle orecchie, di girarli di circa 30°. In questo modo il sistema automatico di riduzione del rumore ANC, che può essere selezionato su tre livelli (totale, voce e disinserito), funzionerà nel modo migliore.
Non ho avuto necessità di sostituire i gommini, perchè quelli pre installati si adattano perfettamente alle mie orecchie e, anche dopo tre ore di ascolto, non mi hanno procurato il minimo fastidio. Dal punto di vista tecnico, i Beats Studio Buds sono stati ideati e progettati per offrire un audio di qualità elevata e il massimo comfort, per ascoltare musica, guardare film in streaming o parlare con gli amici. L’ugello acustico inclinato ergonomicamente è dotato di una micro apertura realizzata al laser che attenua la pressione nelle orecchie. Inoltre, grazie ai copriauricolari in silicone in tre misure e al design leggero (5 g per auricolare), gli Studio Buds garantiscono il massimo comfort per tutta la giornata. Il suono potente e bilanciato è reso possibile dal driver proprietario a doppia membrana da 8,2 mm, con un rigido pistone centrale dallo strato esterno flessibile. L’acustica a doppia camera degli Studio Buds permette una separazione stereo eccezionale e distorsione armonica minima nella curva di frequenza, così da non perdere neanche una nota. Inoltre, per chi dispone di un abbonamento a Apple Music, gli Studio Buds riproducono automaticamente l’audio spaziale per i brani disponibili mixati in Dolby Atmos, per offrirti suono e nitidezza multidimensionali. La cancellazione attiva del rumore (ANC) blocca i rumori esterni indesiderati, compreso quello del vento, sfruttando il controllo adattivo del guadagno in tempo reale. Per garantire un audio nitido quando la modalità ANC è attiva, gli Studio Buds utilizzano un algoritmo che tiene monitorato il file sorgente e al contempo corregge ed elimina fino a 48.000 volte al secondo gli artefatti che compromettono il suono.
La connessione al proprio dispositivo, sia esso Android o iOS, è molto facile. Una volta aperta la custodia che contiene i due auricolari, il telefono rileva la loro presenza e chiede di procedere nella connessione. Nelle foto a corredo di questa prova, potete vedere alcune modalità perchè ho utilizzato contemporaneamente i miei iPhone X e realme GT2 Pro ed il realme GT2 per scattare le foto. Ovviamente la notifica di connessione arriva contemporaneamente su tutti i dispositivi anche quando il Bluetooth è disinserito e si crea un po’ di confusione.
Nel caso di un solo smartphone la connessione è rapidissima ed anche i meno avvezzi non avranno alcun problema. L’applicazione Beats, che si può scaricare da Play Store e Apple Store, è facile, intuitiva e permette di configurare le modalità di esecuzione dei comandi.
I Beats Studio Buds non hanno sofisticati comandi touch ma due pratici pulsanti cliccabili che, di default, con un tocco mettono in play/pausa il pezzo, rispondono e chiudono la chiamata, con due permettono l’avanzamento al brano successivo e con tre il ritorno al brano precedente. Ma, in ogni caso, agendo sull’applicazione, si possono configurare i comandi associati ai tasti come meglio ci aggrada. La pressione prolungata attiva le modalità dell’ANC o, se configurata sull’applicazione, l’attivazione degli assistenti “Hey Google” e “Siri”.
La batteria della custodia permette due ricariche complete e l’autonomia varia, a seconda delle modalità di ascolto, fra le cinque e le otto ore. Grazie alla funzione “Fast Fuel“, quando la batteria è scarica, con 5 minuti di ricarica si ha ancora fino a un’ora di ascolto. Altra preziosa opzione che regala ai Beats Studio Buds un notevole valore aggiunto, è quella della localizzazione: “Dov’è” su iOS e “Trova il mio dispositivo” su Android. In questo modo, quando sono collegati al telefono via Bluetooth, potremo localizzarli facendoli suonare.
La prima connessione mi ha regalato qualche minuto di perplessità perchè, pur non allontanandomi dal telefono, il collegamento era pessimo e decisamente instabile. È bastato rimettere gli auricolari nella loro custodia per un minuto, ripetere l’operazione e tutto ha funzionato perfettamente. Ma come suonano questi Beats Studio Buds? Intanto è giusto ricordarvi che, come per tutti gli auricolari che ho provato in precedenza, e forte della mia vecchia esperienza di appassionato di Hi-Fi Car, prima di procedere all’ascolto, ho lasciato che i Beats Studio Buds riproducessero un’ora continua di musica, spaziando dal rock al metal, dal pop all’elettronica. In questo modo tutte le parti elastiche che compongono gli auricolari perdono la rigidità iniziale e diventano decisamente più morbide.
Come mi aspettavo, la gamma bassa è quella più presente, a volte anche in modo leggermente invadente. Un minimo di regolazione e tutto rientra nella normale suddivisione delle gamme sonore. Mi ha sorpreso la gamma media, quella dove si localizza la quasi totalità delle voci umane; il/la cantante è, correttamente, un passo avanti rispetto agli strumenti che, in ogni caso (a parte i già citati “bassi pompati”), accompagnano correttamente la voce. Qualche problemino di disposizione nello spazio la si ha con l’ascolto dei brani live. In questo caso conviene andare su pezzi di qualità massima, per non rischiare sgradevoli “pasticci musicali”.
La visione dei video di YouTube non è affetta da particolari problemi di latenza, a meno che non si tratti di filmati molto vecchi. L’intervento dell’ANC è decisamente importante e, nel mio caso, cancella quasi totalmente il rumore del treno che passa a 20 metri da casa mia. Ottima la riproduzione dell’audio di Asphalt 9 Legend.
Purtroppo non ho l’abbonamento ad “Apple Music” e, di conseguenza, non posso provare l’Audio Spaziale dei brani in Dolby Atmos.
Alla fine di questa recensione, i Beats Studio Buds ottengono una valutazione pari a 8. Non raggiungono un punteggio più alto per, almeno per me, tre motivi: assenza di ricarica wireless, comandi non touch e prezzo un po’ fuori mercato rispetto ai migliori concorrenti. Ma si sa… Quando si tratta di prodotti che gravitano nella galassia Apple, il prezzo non è mai il criterio principale di scelta.